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Stenografico Aula in corso di seduta
Seduta n. 392 di giovedì 20 novembre 2003

INDICE

Missioni (1)
Presidente (1)

Seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo concernente la disciplina dell'impresa sociale (3045) e dell'abbinata proposta di legge: Cola (3322) (2)
Presidente (2)

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3045)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucà. Ne ha facoltà.

MIMMO LUCÀ. Signor Presidente, il gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo esprimerà un voto favorevole sul provvedimento al nostro esame, anche perché il testo esaminato dall'Assemblea non è più quello originariamente presentato dal Governo. Esso, infatti, ha subito modifiche importanti e miglioramenti significativi sia in Commissione, sia in Assemblea, anche per l'iniziativa assunta dai deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, che con le loro proposte emendative - naturalmente, assieme a quelle presentate da altri gruppi, sia dell'opposizione, sia della stessa maggioranza - hanno introdotto tali modifiche; si tratta di miglioramenti introdotti anche sulla base delle proposte e delle sollecitazioni pervenute dal forum del terzo settore.
In questa sede, vorrei esprimere apprezzamento anche per la disponibilità al confronto manifestata dal Governo e dalla maggioranza, la quale, pur se in presenza di un disegno di legge delega, ha consentito di arricchire, modificare ed integrare un testo che, altrimenti, sarebbe stato assai diverso, ed in alcuni punti persino dannoso per lo sviluppo, la crescita e l'efficacia dell'azione solidale degli organismi del terzo settore.
Nel testo all'esame dell'Assemblea si introduce la definizione di impresa sociale, prima non prevista, e pertanto si fugano le preoccupazioni rispetto alla vaghezza e alle ambiguità del disegno di legge originario, ad esempio ricomprendendo le imprese sociali di natura commerciale, con riferimento anche alle botteghe del commercio equo e solidale; si opera, inoltre, una distinzione netta rispetto alle altre tipologie soggettive del volontariato, dell'associazionismo di promozione sociale e della cooperazione sociale, nei confronti delle quali è stato introdotto il rispetto del quadro normativo vigente.
L'identità dei diversi soggetti del terzo settore, da questo punto di vista, è tutelata, ed è considerata distinguendo l'originalità e la specificità di ciascuno di essi senza confusione, né sovrapposizione di ruoli e di funzioni. Vi sono, pertanto, le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, le cooperative, i patronati, le organizzazioni non governative, le fondazioni e comunità. In altri termini, il terzo settore è composto da soggetti che svolgono funzioni diverse e che tendono strutturarsi in maniera diversa; con questo provvedimento non sovrapponiamo, non confondiamo e non introduciamo elementi di confusione, ma rispettiamo le diverse identità, introducendo questo nuovo soggetto, a carattere economico-imprenditoriale, ma senza scopo di lucro.
La crescita delle attività e lo sviluppo del ruolo di questi soggetti, ossia di soggetti che svolgono prevalentemente un'attività di produzione e di scambio di beni o di servizi, sono destinati a confermarsi anche per il futuro. Le organizzazioni che assumono precise caratteristiche imprenditoriali, pur mantenendo una forte e radicata identità sociale, cresceranno ancora. Da questo punto di vista, pur essendo d'accordo sull'introduzione della figura dell'impresa sociale nel nostro ordinamento, chiediamo al Governo che, nell'esercizio della delega, tenga conto delle preoccupazioni manifestate dal volontariato e da altre componenti associative del variegato mondo del non profit, preoccupazioni legate al potenziale rischio che si inneschi un processo di ibridizzazione del terzo settore in senso eccessivamente economico-produttivo, attraverso una valorizzazione fiscale, istituzionale, finanziaria delle sue componenti più orientate in senso economico che potrebbe penal izzare quelle più orientate verso finalità promozionali e solidaristiche.
Signor Presidente, per queste ragioni - mi rivolgo al Governo in modo particolare - è opportuno che si porti al più presto all'attenzione dell'Assemblea la legge di modifica della legge n. 266 del 1991 sul volontariato su cui esiste anche una nostra proposta di legge, una proposta di legge di tutto il centrosinistra, depositata alla Camera.
Rivendichiamo anche in questa sede il merito di aver posto le basi per l'approvazione di questo provvedimento sull'impresa sociale con l'azione legislativa ampia ed efficace promossa e realizzata dal centrosinistra nel corso della precedente legislatura per quanto riguarda lo sviluppo dell'azione e della presenza di soggetti senza scopo di lucro nella società italiana. Mi riferisco alla legge n. 383 del 2000 sulle associazioni, al decreto legislativo n. 460 del 1997 sulle ONLUS, all'introduzione del principio di sussidiarietà nella Costruzione con la riforma del titolo V, alla legge sul servizio civile, alla riforma dei patronati sociali, alla legge n. 328 del 2000 che prevede il coinvolgimento pieno dei soggetti del terzo settore non solo nella fase della programmazione degli interventi ma anche nella gestione della rete dei servizi.
L'esigenza di una disciplina organica sull'impresa sociale, d'altra parte, era contenuta negli accordi sottoscritti con il forum del terzo settore dai Governi di centrosinistra nel 1988 con il patto per la solidarietà sottoscritto a Padova con il Governo Prodi e nel 1999 con il protocollo d'intesa sottoscritto con il Governo D'Alema.
Quindi, il nostro impegno e la nostra disponibilità non rappresentano una novità e non sono il segno di una improvvisazione culturale e politica. Non vi è stata e non poteva esservi alcuna pregiudiziale e, quindi, consideriamo positivo che, accanto alla cooperazione sociale, possano nascere e svilupparsi nuove forme di impresa sociale, soggetti senza scopo di lucro con un prevalente profilo economico-sociale, ma in un quadro di certezza delle regole e di garanzia per evitare che si generino fenomeni di parassitismo e di opportunismo che si sostanziano nello svolgere solo apparentemente un'attività non lucrativa, allo scopo di beneficiare di vantaggi che possono essere fiscali, normativi, di rapporto con la pubblica amministrazione, di gestione del personale e così via.
I criteri direttivi, come modificati e integrati dagli emendamenti contenuti nel testo della legge delega ci sembrano, dunque, sufficientemente in grado di garantire il carattere sociale e non lucrativo dell'impresa. Mi riferisco al divieto di ridistribuire direttamente o indirettamente gli utili o le quote di patrimonio sotto qualsiasi forma, l'obbligo di reinvestire gli utili o gli avanzi di gestione nello svolgimento dell'attività istituzionale o ad incremento del patrimonio, l'esclusione della possibilità che soggetti pubblici o imprese private con finalità di lucro possano detenerne il controllo a salvaguardia dell'autonomia dell'impresa sociale, l'elettività delle cariche sociali, l'obbligo di redazione e di pubblicità non solo del bilancio economico ma anche di quello sociale nonché di previsione di forme adeguate di controllo contabile, di monitoraggio della osservanza delle finalità sociali da parte dell'impresa.
Mi riferisco, inoltre, alla previsione di forme di partecipazione anche per i diversi prestatori d'opera e per i destinatari dell'attività ed alla previsione di conseguenze sanzionatorie - che forse sarebbe stato meglio specificare - sulla qualificazione e la disciplina dell'impresa sociale in caso di inosservanza delle prescrizioni relative ai requisiti ed alla violazione di altre norme di legge, in particolare in materia di lavoro, di sicurezza, nonché della contrattazione collettiva. Di particolare rilievo è la soppressione della norma contenuta nel testo originario sulla possibilità di riconoscere l'impresa sociale quale centro di eccellenza di interesse nazionale che avrebbe generato forme di valorizzazione discrezionale da parte del Governo di soggetti operanti sul territorio sulla base di criteri centralistici del tutto incontrollabili. Importante, infine, è anche la cancellazione della norma con la quale il Governo avrebbe potuto modificare ed integ rare la legislazione esistente sul terzo settore o in materia di politiche sociali adoperando i decreti delegati.
Manca una disciplina del rapporto di lavoro, anche se con l'approvazione dell'emendamento Delbono 1.10 è stato introdotto un riferimento alla contrattazione. Ci sembra non del tutto condivisibile la parte relativa alle agevolazioni fiscali. Meglio sarebbe stato introdurre i suggerimenti della Commissione finanze e del Comitato per la legislazione ed approvare gli emendamenti presentati dal nostro gruppo anche per vincolare il Governo in sede di esercizio della delega nella previsione degli strumenti di agevolazione fiscale in favore dell'impresa sociale e per assicurare maggiore stabilità al contesto normativo tributario nel quale essa si troverà ad operare.
Saremo molto attenti e rigorosi nel seguire il percorso lungo il quale il Governo è delegato ad operare per garantire la piena osservanza dei criteri direttivi contenuti nel testo ed una corretta attuazione delle disposizioni della legge oggi al nostro esame. Il testo avrebbe potuto essere ulteriormente migliorato. Tuttavia, ci sembrano sufficienti gli elementi indicati a sostegno di un voto favorevole del nostro gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Verdi-l'Ulivo).