“Riccardo Della Rocca ha terminato il suo pellegrinaggio su questa terra”. Così ha lasciato scritto il nostro caro amico alla vigilia del suo commiato dal mondo, forse perché in questa metafora del pellegrino ci sta il senso della sua vita, del suo cammino instancabile di “straniero”, della ricerca ostinata di approdi e di nuovi orizzonti.
Riccardo ha combattuto con tenacia e convinzione anche la sua ultima battaglia, con la stessa dignità di altri passaggi faticosi e ha percorso “questo ultimo miglio” con l’energia, la volontà e l’entusiasmo di sempre. Sapevamo del suo male e abbiamo seguito con apprensione e rispetto la sua resistenza affannosa. Tanti amici lo hanno accompagnato con affetto e discrezione. La famiglia lo ha sostenuto e coccolato. La fede non ha mai cessato di alimentare il suo coraggio.
Lo voglio ricordare senza retorica e senza troppi giri di parole (non piacerebbe neppure a lui), come un autorevole e stimato protagonista dello scoutismo italiano e internazionale, amministratore appassionato e rigoroso della Regione Lazio, dirigente riconosciuto del Movimento dei Cristiano sociali, di cui é stato animatore e sostenitore fin dalle sue origini, credente “innamorato” del Concilio e dunque fedele al suo insegnamento, capace di una laicità adulta esigente e contagiosa. Anche nel suo lavoro primeggiava e sapeva intuire il valore e la portata delle grandi sfide della innovazione e della ricerca.
Sia nelle discussioni associative che nel confronto politico o ecclesiale non ha mai nascosto il suo pensiero e non ha mai fatto mancare il suo apporto critico di idee e di proposte. Leale e diretto, qualche volta
intransigente e persino scorbutico, ha sempre condotto le sue battaglie con spirito di verità, con la convinzione di chi sente il richiamo della responsabilità e dell’impegno.
Con tanti di noi, ha creduto profondamente nel progetto dell’Ulivo e di una sinistra che sapesse rinnovarsi, diventare la carta vincente per cambiare il Paese e offrire una speranza di futuro a quell’Italia del lavoro, della scuola e del sapere, della solidarietà e della legalità, che da tanti anni coltiva la speranza di una svolta.
Per questo è stato in prima fila nel processo di costruzione del Partito democratico, dando un contributo di idee e di partecipazione anche quando incarichi di responsabilità nell’associazionismo scout non gli consentivano una presenza diretta nelle dinamiche di partito.
Nei nostri incontri più recenti, segnalava in particolare l’esigenza di non disperdere il patrimonio di idee, di esperienza e di cultura politica di quel cattolicesimo sociale che con la testimonianza e l’impegno di tante personalità (da Carniti a Gorrieri, da Ardigò a Scoppola, da don Milani a Mons Di Liegro, don Tonino Bello e tanti altri) ha segnato e incalzato i percorsi della sinistra culturale e politica italiana. “I Cristiano sociali non devono mollare”, ci diceva, “e, seppure con modalità diverse dal passato, devono testimoniare ancora l’attenzione verso quella politica pulita e disinteressata che il Concilio ha definito come la più alta forma della carità”.
Siamo grati a Riccardo per le tracce importanti che ha lasciato lungo il suo cammino, per le visioni che ci ha trasmesso, per l’entusiasmo e la fiducia che ha saputo suscitare nelle nostre comunità di impegno sociale, educativo e politico, per la sua amicizia allegra e operosa.
Ciao Riccardo.
Mimmo Lucà
Roma, 7 maggio 2015